Vigilanza privata: il Disegno di Legge 1008, pomo della discordia

Consigliamo vivamente di guardare il video dell’audizione del 10 luglio scorso al Senato per raccogliere i commenti delle parti sociali ai ddl 119, 902 e 1008 “Disposizioni in materia di guardie giurate”. E’ un ottimo momento formativo per chi voglia capire le dinamiche del pittoresco mondo della vigilanza privata italiana.

Si possono ascoltare gli interventi di un importante imprenditore del settore, di un titolato giurista e di alcuni lavoratori in rappresentanza di sindacati autonomi e di UGL che hanno motivato le proposte contenute in particolare nel ddl n.1008, presentato a febbraio da alcuni senatori del gruppo LSP (Lega Salvini Presidente).
E’ emerso un inusitato modello di partenariato tra pubblico e privato per la sicurezza, articolato sostanzialmente in tre punti.

Il primo prevede il ripristino dell’impianto normativo del TULPS del 1931, portando tutti i servizi privati attinenti la sicurezza (anche quelli disarmati di “portierato”) sotto l’egida del Ministero dell’Interno attraverso i prefetti ai quali verrebbero attribuiti nuovamente poteri discrezionali “intuitu personae” per il rilascio delle licenze.

Il secondo: l’affidamento agli operatori privati, con l’eventuale qualifica di pubblico ufficiale in caso di necessità, di servizi sussidiari come i piantonamenti degli uffici pubblici, il controllo del territorio ecc per impiegare i più costosi poliziotti e carabinieri nelle attività di pubblica sicurezza. I lavoratori auditi hanno tutti sottolineato l’importanza di un’adeguata formazione affidata a professionisti, non alle aziende.

Il terzo, la vera novità: la costituzione di una “Direzione della Sicurezza Privata” presso il Ministero dell’Interno con pari dignità delle altre, dotata di funzionari adeguatamente formati per governare e controllare i circa 120.000 operatori privati (indicati in audizione) con gli strumenti idonei per digitalizzare documenti e procedure. Di conseguenza, questa struttura non potrà rimanere un “asfittico ufficietto” nascosto nei cunicoli di una delle Direzioni del Ministero ma dovrà disporre di una sede e di spazi adeguati.

Potrebbe sembrare un intrigante progetto di modernizzazione e di efficientamento di una parte dello Stato e di crescita di un settore economico privato ma ci sono molti aspetti da chiarire, alcuni dei quali travalicano la questione stessa:

1. Il Ministero dell’Interno: è stato informato dagli ispiratori dei ddl? Come la pensa la Direzione della Pubblica Sicurezza, la struttura più direttamente coinvolta dal progetto?

2. Al di là della percorribilità legislativa, come viene vista al Ministero la rivoluzionaria proposta di finanziare la “Direzione della Sicurezza Privata” deputata a controllare fornitori dello Stato con soldi messi a disposizione dai medesimi, come ha accennato con noncuranza l’imprenditore audito?

3. Il ddl 1008 è stato presentato da un gruppo di senatori del gruppo LSP. Cosa ne pensano gli altri partiti al governo?

4. A parte il Movimento 5 Stelle che ha presentato il ddl 119 (che durante l’audizione la senatrice Maiorino ha proposto di accorpare con il 902 e il 1008), l’opposizione sa qualcosa di questo progetto? Ha nulla da dire, come sempre quando si parla di sicurezza?

5. In merito ai rapporti interni al settore, l’imprenditore audito era stato delegato dall’associazione alla quale ha dichiarato di appartenere oppure ha agito in autonomia? Qual è la posizione degli altri imprenditori della medesima associazione?

6. Per quale motivo a quell’audizione non sono stati invitati anche i rappresentanti delle altre associazioni imprenditoriali e dei sindacati dei lavoratori più rappresentativi che hanno firmato il CCNL?

Tralasciando le questioni politiche e formali, non si può non evidenziare che gli effetti pratici di questo progetto si produrrebbero quasi esclusivamente nella Capitale dove si trova la stragrande maggioranza degli uffici pubblici e delle sedi istituzionali da presidiare. E’ dunque comprensibile che gli operatori locali siano particolarmente interessati ad una riforma di questo genere ma, per quanto siano numericamente importanti e politicamente influenti, è necessario ricordare, anche a beneficio dei parlamentari interessati, che sono solo una frazione del sistema nazionale della sicurezza privata.

Sistema che sta dimostrando sempre pià di voler evolvere verso modelli d’impresa innovativi che integrano le tecnologie e le competenze necessarie per operare anche in ambiti diversi dalla mera security come, ad esempio, il facility e la cybersecurity seguendo casi di successo di player globali con migliaia di operatori specializzati.
Questi modelli comportano un commitment importante da parte delle proprietà per concretizzare progetti ad alto valore aggiunto che possono richiedere investimenti su più fronti come, ad esempio, contratti di lavoro migliorativi secondo logiche industriali che confliggono frontalmente con quelle sottostanti ai servizi tipicamente “body rental” prefigurati dal ddl 1008.
E’ prevedibile che queste imprese, dislocate in tutta la provincia italiana, non apprezzerebbero affatto una riforma che, oltre a rappresentare un indesiderato e inopportuno richiamo del passato, le vedrebbe sottoposte a inutili controlli e adempimenti formali senza alcun ritorno sul proprio territorio.

Oltre al loro forte contenuto istituzionale e politico, il legislatore dovrà tenere conto anche di questo aspetto quando esaminerà i ddl.

Nota: Considerata l’importanza dell’argomento, siamo pronti a dare adeguata visibilità a qualsiasi precisazione, smentita o integrazione dovesse pervenire alla nostra redazione da parte di chi è stato citato direttamente o indirettamente nell’articolo.

A cura di Raffaello Juvara - in caso di riproduzione citare la fonte

 

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