Caro contante, le due sfide per sopportarti
editoriale di essecome
Il convegno di Trento del 15 ottobre è dedicato ad un argomento che riguarda tutti ma è poco conosciuto dall’opinione pubblica: la sostenibilità o, meglio, la sopportabilità del “caro” contante.
Caro in quanto è un servizio costoso per il sistema che deve produrre banconote e monete, garantire l’integrità e la sicurezza in ogni momento del ciclo di utilizzo, vigilare sulla correttezza dell’impiego, gestire la logistica e contenere l’impatto ambientale.
E’ invece caro in un altro senso per gli utilizzatori finali che non percepiscono i costi del sistema e lo amano per diversi motivi: la semplicità di utilizzo, la riservatezza, l’inclusività e la stessa materialità che, tralasciando gli aspetti psicologici, permette l’accumulo fisico di somme da utilizzare in caso di emergenza. Caratteristiche che non appartengono di certo ai sistemi più tecnologici.
Per questi motivi, tutte le analisi concordano sul fatto che banconote e monete continueranno a venire utilizzate a lungo in tutto il mondo. Solamente nell’Eurozona (dati BCE) circolano 29 miliardi di banconote per un valore di oltre 1,5 mila miliardi di euro utilizzati da 341 milioni di cittadini nei 20 Paesi che l’hanno adottato come valuta. Ogni giorno in Italia vengono prelevate dagli ATM (Automatic Teller Machine, i “bancomat”) banconote per oltre un miliardo, un dato addirittura in aumento che spiegherebbe l’impennata degli attacchi della criminalità predatoria di questo periodo.
E’ pertanto necessario trovare soluzioni strutturali che permettano almeno di rendere più sopportabili gli aspetti negativi, partendo dalla razionalizzazione dell’attuale ciclo di utilizzo.
Adesso il contante viene solitamente prelevato dagli ATM per venire speso in massima parte nei negozi della grande distribuzione, diventati i principali punti di raccolta del sistema. Da questi, le banconote, assieme a monete e altri titoli di pagamento, vengono trasferite con furgoni blindati e guardie armate nelle sale conta dei trasportatori di valori dove vengono verificate, contabilizzate e, quindi, accantonate nei caveaux in quota alla banca proprietaria che, successivamente, disporrà al CIT di rifornire i propri ATM dai quali ripartirà il giro.
E’ un ciclo terribilmente inefficiente, costoso, pericoloso e inquinante sul quale si devono concentrare gli sforzi per il miglioramento, nell’interesse generale.
Si stanno affacciando soluzioni di cash management che integrano casseforti “intelligenti” e piattaforme software per validare e accreditare le banconote direttamente nei punti raccolta, riducendo in tal modo le operazioni di back-office in banca, nei negozi e nelle sale conta dei CIT.
Il cerchio si chiuderà quando quelle banconote saranno prelevabili direttamente dal dispensatore della cassaforte o, almeno dagli ATM installati nei pressi, da clienti che ne spenderanno una parte sul posto.
In sostanza, il contante, a “km 0” sembra la strada giusta per risolvere almeno una parte dei problemi che si porta dietro ma si aprono due sfide cruciali.
La prima è per gli operatori del CIT che devono decidere se diventare protagonisti di questo nuovo scenario, come sta avvenendo all’estero, o se intendono ripiegare su ruoli meramente esecutivi di trasporto e lavorazione delle eccedenze su disposizione dei gestori delle casse centrali delle banche.
L’altra sfida è per i security manager dei retailer e della GDO che dovranno affrontare la criminalità predatoria affezionata al caro, vecchio contante che attacca con ogni mezzo dove sa di poterlo trovare. Dopo essersi dedicata per anni a rapinare le filiali bancarie e assaltare furgoni blindati e caveaux, adesso fa saltare per aria gli ATM noncurante dei danni che provoca ai condomini ma c’è da scommettere che non perderà le tracce dell’oggetto dei desideri.
Sarà scontro vero ma tutta la filiera della sicurezza fisica sarà al fianco dei security manager, portando l’impareggiabile esperienza maturata in tanti anni di battaglie a fianco delle banche che, alla fine, hanno vinto la guerra azzerando le rapine.
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