Per l'84% degli italiani, la criminalità a livello nazionale è in aumento

Ilvo Diamanti, giornalista e fondatore di Demos & pi, ha intitolato La Grande Incertezza il settimo Rapporto sulla sicurezza e l'insicurezza sociale in Italia e in Europa, presentato il 24 febbraio a Palazzo Marino a Milano.

Questa edizione del Rapporto è basata, come in passato, su una estesa indagine svolta su un campione rappresentativo della popolazione italiana e dei principali paesi europei, e su una accurata rilevazione dell’informazione di tutti i telegiornali italiani e dei maggiori TG di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna.

Gli italiani, pur ponendo all'inizio del 2014 la crisi economica e la mancanza di lavoro in cima alle proprie preoccupazioni, ritengono che l’insicurezza personale, determinata dalla criminalità comune, conservi una valenza importante tra le preoccupazione e le “paure”.

Nelle interviste viene indicato un “aumento” anche rilevante della criminalità, sia a livello nazionale (lo dice l’84%), che nella zona di residenza (aumentata per il 43% negli ultimi cinque anni), ma comunque molto lontano dai picchi registrati nel biennio 2007/2008. A colpire maggiormente l’opinione pubblica più che i reati più gravi – mentre l’andamento complessivo, sulla base dei dati ufficiali è stabile se non in leggera diminuzione – sono i reati che invadono la sfera privata, segnatamente i furti in casa, che generano maggiore allarme e inquietudine tra i cittadini.

Il prof. Diamanti ha affermato: "Ho intitolato questa settima edizione del Rapporto La Grande Incertezza facendo il verso a Sorrentino (regista de La Grande Bellezza - ndr), in realtà per evidenziare lo stato d'animo prevalente tra gli italiani in questa fase. Una società ha futuro, nella mitologia del Progresso, quando c'è la percezione condivisa del "miglioramento" da una generazione all'altra e anche durante l'arco di vita dello stesso individuo. La Grande Incertezza deriva dalla fuga dei giovani, causata dalla mancanza di prospettive di miglioramento. Significa doverci rassegnare a una società senza più futuro."

Per maggiori informazioni: stampa@fondazioneunipolis.org - www.fondazioneunipolis.org

A cura della Redazione

 

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