Nessuno deve sentirsi un “poveraccio a mano armata”
Editoriale di essecome online 4/2023
E’ fattuale, direbbe il Feltri by Crozza: lo sgradevole titolo dell’articolo de L’Espresso del 25 giugno (pag. 76) è uno schiaffo in faccia alla vigilanza privata made in Italy e spazza gli ultimi residui di credibilità di un’imprenditoria incapace di superare gli arcaici modelli di business basati sullo sfruttamento di massa dei lavoratori.
Paolo Biondani e Gloria Riva raccontano nell’articolo in questione dell’inchiesta della Procura di Milano che ha coinvolto finora Mondialpol e Sicuritalia con Esselunga quale utilizzatore su presunti aggiramenti del divieto di intermediazione della manodopera attraverso un sistema di cooperative fasulle.
Già che erano sul pezzo, sono andati a scandagliare anche le retribuzioni dei lavoratori del settore “scoprendo” che una guardia giurata con 20 anni di servizio guadagnerebbe 1.120 euro netti per 173 ore di lavoro e che il famigerato “livello F” del CCNL - scaduto nel 2015 e appena rinnovato - prevede una paga oraria di euro 3,90 sotto la soglia di povertà costituzionale, arrivando alla mortificante conclusione che le guardie sarebbero solo dei “poveracci a mano armata”.
Sul piano della comunicazione, la sentenza di condanna è già emessa e sarà molto arduo ricostruire l’immagine dell’intero sistema.
Adesso non serve puntualizzare che in realtà le guardie giurate hanno anche altre componenti retributive che integrano in modo robusto e legittimo le buste paga, come i buoni pasto e le molteplici indennità di funzione frutto di anni di contrattazione territoriale; né che tanti imprenditori si sono tenuti alla larga dagli appalti di pura manovalanza al massimo ribasso investendo invece sui servizi a valore aggiunto, sull’innovazione tecnologica, sulla crescita professionale dei propri dipendenti.
Ora fanno notizia solo l’inchiesta penale e l’imbarazzante situazione salariale che portano l’opinione pubblica a considerare tutti gli imprenditori dei poco di buono e tutte le guardie degli incapaci che non sono in grado di fare altri mestieri dove guadagnerebbero di più come, ad esempio i camerieri contesi da bar e ristoranti in ogni parte d’Italia a suon di aumenti dello stipendio.
Sarà da capire con quale fiducia le aziende, i privati cittadini, le stesse PA affideranno la propria sicurezza a soggetti di tale reputazione ma anche, e questo potrebbe essere il vero punto di caduta, con quali aspettative si presenteranno le persone per venire assunte in quelle aziende e con quale spirito andranno al lavoro. Un lavoro che, non dimentichiamo, può anche comportare dei rischi pesanti per l’incolumità personale.
A questo punto, se gli imprenditori della vigilanza vogliono pensare seriamente al futuro devono recuperare credibilità con urgenza ridando prima di tutto dignità ai lavoratori affinché nessuno possa sentirsi un “poveraccio a mano armata”.
Ma nemmeno disarmata, per favore!
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