Competenze e qualità contro burocrazia e concorrenza degli incompetenti

Partiamo dalla concorrenza degli incompetenti.
Sotto la spinta delle direttive europee, gli enti normatori nazionali (UNI per l’Italia) stanno producendo a getto continuo norme volontarie sulle competenze delle professioni ‘non regolamentate’, così definite dalla Legge 4/2013 perché non fanno capo ad Albi o Ordini Professionali che, per l’appunto, sono stati creati e vengono regolati da apposite leggi che impongono i requisiti e le modalità per esercitare le professioni considerate critiche per il buon funzionamento, la sicurezza e la salute delle comunità.
Le norme volontarie definiscono invece i requisiti relativi alle competenze delle figure interessate attraverso “l'individuazione di compiti e attività e i requisiti di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità” per garantire la qualità (ovvero la capacità di rispondere alle aspettative) della miriade di servizi oggi necessari per far funzionare qualsiasi cosa, allo scopo di mettere in sicurezza sia gli utilizzatori che i fornitori di quei servizi.
Sicurezza in questo caso non nel senso stretto di safety o di security ma di tutela delle persone e delle organizzazioni dall’incompetenza, dall’improvvisazione e dall’irresponsabilità che, notoriamente, possono provocare disastri maggiori delle calamità naturali o delle azioni volontarie.
La principale, se non unica difesa da questi pericoli viene dalla conoscenza comprovata delle regole dell’arte da parte del fornitore, che potrà così garantire al cliente la qualità del suo lavoro e proteggere se stesso dai rischi di risarcimenti e di sanzioni civili e penali, oltre che dalla pericolosissima concorrenza degli incompetenti.

Di fronte ad un’evidenza così netta, si darebbe per scontato che chiunque eserciti una professione non regolamentata si preoccupi di ottenere le certificazioni previste dalle norme di riferimento del proprio mestiere, ovvero si adoperi in ogni modo per far varare le norme ancora mancanti per mettersi quanto prima in sicurezza. Pare invece che non sia così scontato per tutti.

Escono infatti dal coro le posizioni assunte pubblicamente ed a più riprese negli ultimi mesi dalle maggiori confederazioni dell’artigianato nei confronti della revisione del DM 37/2008 sugli impianti e, più di recente, anche della bozza di norma UNI sulle competenze della filiera dei sistemi di sicurezza, che dell’impiantistica è solo una piccola nicchia.
Posizioni che sarebbero motivate dalla preoccupazione che la normazione dei compiti e la certificazione del possesso dei requisiti professionali per lavorare in un determinato settore diventino ulteriori fonti di costi e di incombenze burocratiche per gli artigiani, non percependole invece come un’opportunità di crescita professionale e di difesa delle organizzazioni, soprattutto se familiari.
Senza entrare qui nel merito dei ruoli sempre più spesso ancillari delle imprese artigianali nelle diverse filiere produttive, non possiamo che auspicare un ripensamento da parte delle confederazioni su questo tema, magari attraverso un confronto con il Governo per rivedere finalmente l’intero sistema di lacci e lacciuoli che frenano da sempre la nostra economia, portata faticosamente avanti tanto dalle imprese artigiane quanto dalle PMI e dalle grandi aziende.

Questo momento storico potrebbe essere favorevole, se tutte le parti sociali interessate unissero i propri sforzi.

‘* Il carnevale degli incompetenti di Ivrea (foto de La Voce)

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