AISS, verso una norma UNI per i servizi di sicurezza non regolamentati
Franco Cecconi, presidente di AISS, spiega nell'intervista a essecome quali sono le motivazioni e gli obiettivi della PdR 54 per la qualificazione dei servizi di sicurezza non regolamentati avviata in UNI dall'Associazione.
AISS ha promosso lo sviluppo di una prassi di riferimento UNI per la qualificazione dei servizi di sicurezza. Ci può riassumere le motivazioni e gli obiettivi di questa iniziativa? Quali sono state le tappe del percorso fatto finora e quali saranno i tempi e le modalità della per la pubblicazione finale?
Il variegato e caotico mondo della sicurezza, di fatto disciplinato in modo inadeguato pur trattandosi di un settore socialmente così importante, ci ha spinto a tentare una mappatura di tutte le figure che gravitano nella “Galassia Sicurezza” con l’obiettivo di fare un po’ di ordine. Il compito era sicuramente ambizioso quanto, al contempo, gravoso.
All’inizio di questo percorso non c’è stato molto interesse verso la prassi di riferimento denominata “UNI PDR 54 2019” e, ad onor del vero, neanche al completamento del percorso.
Fortunatamente, a prassi ultimata, si è risvegliato l’interesse di altre autorevoli associazioni che hanno inteso offrirci il loro appoggio per avviare un percorso di trasformazione in norma, procedendo con l’escludere da subito alcune figure già regolamentate.
L’Art 134 TULPS raccoglie un ampio settore che offre il fianco alla lancia, grazie a norme antiche e rimaneggiate più volte a colpi di leggi, decreti e circolari senza mai prendere una posizione netta, dando il classico colpo quando al cerchio quando alla botte, creando sovrapposizioni operative o labili confini, lasciando ampi spazi alla discrezionalità di chi è preposto ai controlli, creando legacci burocratici alle volte di difficile comprensione.
Se si unisce tutto questo alla molteplicità dei contratti collettivi, alla enorme pressione fiscale, al libero mercato alla concorrenza sleale e, ultima arrivata ma molto dannosa, l’emergenza sanitaria (di conseguenza economica e sociale), il quadro diventa alquanto sconfortante.
Perciò dico che chi fa impresa, almeno in questo settore, è un epico eroe dei nostri giorni.
Sono sicuramente andato fuori tema, ma la passione che mi anima è talmente forte che, spero, mi vorrete perdonare. La prassi? Volevamo dare il nostro contributo e lo abbiamo fatto. Bene? Male? Visto che non lo faceva nessuno, lo abbiamo fatto noi, suscitando attenzione e raccogliendo attorno alla prassi, professionisti di spessore con i quali riusciremo a raggiungere il risultato voluto. Sarà limitata alle professioni libere? Ben venga, sarà un contributo per disciplinare la cosiddetta “area grigia”, disegnando confini che la renderanno maggiormente fruibile e meglio identificata...
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