Vigilanza privata alla prova dell'emergenza coronavirus
Nell'emergenza da coronavirus, la vigilanza privata mette a disposizione del "Sistema Paese" l'abnegazione delle proprie risorse umane per garantire servizi essenziali come il trasporto valori, la security aeroportuale e i presidi delle strutture sanitarie, ma il dialogo con le istituzioni è molto difficoltoso. Luigi Gabriele, presidente di Federsicurezza, fa il punto per essecome.
Presidente Gabriele, possiamo attualizzare all'emergenza da coronavirus il concetto di "sicurezza partecipata" che definisce il ruolo della vigilanza privata nel Sistema Paese?
Senza apparire inopportunamente provocatori, ci sentiamo di dire in sintesi che il concetto di "partecipazione" non appare, nella sua corretta accezione, realmente compreso e condiviso in questa fase, visto che partecipiamo si, ma solo passivamente, ai problemi e non come pure vorremmo e sapremmo fare alle ipotesi di soluzione degli stessi, essendo dall’Autorità tutoria palesemente considerati come acefali utenti terminali di decisioni astratte, prese nel chiuso di stanze “lontane” dalla realtà.
Il problema del dialogo con le istituzioni che le Associazioni di categoria denunciano da tempo non si è dunque risolto in questa situazione di emergenza?
Le relazioni con il Dipartimento del Ministero si sono fin qui ridotte alla circolare allegata, che non aiuta assolutamente gli operatori, anzi ne amplifica dubbi perplessità ed incertezze. Agli stessi noi consigliamo di far valere il principio generale di sospensione dei termini che non può non riguardare anche le nostre scadenze “amministrative”. Inutile telefonare per chiarimenti, inutile scrivere per ottenere risposte come non le hanno avute le note inviate in questi ultimi giorni.
Il “Sistema Paese” si avvale della nostra professionale abnegazione, mi riferisco anche e soprattutto alle risorse umane impiegate, che hanno fin qui dimostrato un forte senso di responsabilità pur vivendo una situazione nell’insieme non certo esaltante delle proprie condizioni di lavoro. Un Sistema che pare però ignorare sistematicamente le ormai troppe oggettive esigenze di intelligente adeguamento, determinate dalle tumultuose dinamiche del mercato, alle quali fa riscontro una statica, troppo statica visione istituzionale.
Aggiungiamo la confusione, che magari saremo pur disposti a sopportare se la consistenza delle misure di sostegno fossero adeguate, ma non lo sono, insita nel sistema di comunicazione governativa, e il quadro che viene fuori è davvero "dark"!
Sul piano operativo, quali sono le maggiori criticità che state rilevando?
Sul piano operativo, le criticità sono essenzialmente riconducibili alla assoluta carenza e conseguente impossibilità di acquisizione dei rimedi protettivi, vedi mascherine, guanti disinfettanti eccetera. Cosa che ha provocato l’ultima, in ordine di tempo, comunicazione/”messa in mora” per il trasporto valori (leggi) che, peraltro, può valere anche per la security aeroportuale e i servizi assimilabili.
Alle difficoltà insorgenti per il trasporto, si aggiunga quello dell’elevazione della soglia di rischio per le giacenze di contanti nelle casse dei supermercati alimentari obbligatoriamente aperti, che potrebbero non avvalersi del quotidiano trasferimento del contante che si trova nelle casse.
I fronti di maggiore impegno sono appunto questi ora citati, ma non possono non ricomprendersi anche gli interventi di pattuglia su allarme, specie per quelle zone d’Italia che, considerate a maggior rischio, prevedono tassativamente l’intervento in coppia a bordo auto, per non parlare dei presidi delle strutture sanitarie a fianco delle forze dell'ordine e della vigilanza delle strutture commerciali e industriali forzatamente chiuse in questo periodo e, pertanto, esposte agli attacchi della criminalità predatoria.
Fortuna che da sempre il "paese reale” funziona e si ingegna, a prescindere da quello che fa il “paese legale”...
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