Contante sì, contante no? Gli opposti pareri di uno scontro (sbagliato) tra legalità, libertà e privacy

Affiorano ciclicamente le prese di posizione nei confronti del denaro contante, ora sotto la spinta di far emergere l’evasione fiscale del nostro Paese all’insegna del sillogismo “denaro contante = economia sommersa”. Come riporta Eurispes, il capo della Lega Matteo Salvini avrebbe lanciato di recente l’idea di tassare il denaro contante conservato dagli italiani nelle cassette di sicurezza (si parla di oltre 60 miliardi di euro) per consentire allo Stato di fare cassa e finanziare le promesse del “patto di Governo” tra M5S e Lega senza aumentare ulteriormente il già esorbitante debito pubblico.

Senza entrare nel merito dei dettagli operativi della proposta (si dovrebbero aprire contemporaneamente all’ora X tutte le cassette di sicurezza di tutte le banche? e chi i soldi li tiene nella cassaforte di casa o nel materasso?) si potrebbe configurare un vulnus al principio di parità tra i cittadini, visto che il possesso di contante acquisito legalmente non è proibito, alla stessa stregua degli arredi di casa o di altri beni non soggetti a registrazione.

In vista del seminario sulla normativa antiriciclaggio in programma a Napoli il prossimo 16 luglio (leggi), l’avv. Pietro Marzano, partner di G.R.A.L.E. spin off, spiega le ragioni dell’uso (legittimo) del contante e quali siano invece i gravi rischi per le libertà dei cittadini che potrebbero derivare dall’uso (illegittimo) delle informazioni derivanti dai pagamenti digitali indiscriminati...

 

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