Controllo accessi, faticano a imporsi gli standard aperti
Milano – La necessità di modernizzare e di mettere in rete i sistemi di controllo accessi sta creando una forte attenzione sul tema degli standard aperti, anche in relazione al trend di crescita del settore, che a livello globale dovrebbe toccare 2,3 miliardi dollari entro la fine del 2013, segnando un + 10% rispetto a 2,1 miliardi nel 2011, secondo IMS Research (oggi IHS).
Il controllo accessi è fortemente arretrato rispetto alla videosorveglianza in termini di adozione di standard aperti. Nonostante i tentativi da parte di associazioni come il Physical Security Interoperability Alliance (PSIA) e della Commissione Elettrotecnica internazionale (IEC) per introdurre gli standard aperti in questo segmento, non si sono ancora raggiunti risultati soddisfacenti e le richieste che arrivano da molti fornitori vengono lasciate senza risposta.
« Lo standard IEC 60839-11-1, che dovrebbe venire approvato entro la fine dell'anno, avrà un grande impatto sulla produzione e l'interoperabilità di migliaia di sistemi di controllo accessi" - ha dichiarato Blake Kozak, analista senior di IHS - La proposta di standard definisce non solo le funzionalità minime, i requisiti di prestazione e i metodi di prova per i sistemi di controllo elettronico degli accessi, ma anche quelli dei componenti utilizzati per l'accesso fisico agli edifici e gli spazi circostanti. In questo momento, ogni pannello di controllo accessi ha un proprio motore e un firmware che funziona con il software concepito per una particolare situazione applicativa. Inoltre, ci sono database che utilizzano schemi specifici, rendendo difficile per gli utenti finali l’utilizzo di pannelli di produttori diversi nello stesso impianto. Adottando uno standard aperto, molti di questi problemi saranno superati ma la visione non è affatto una realtà e l'industria del controllo accessi deve affrontare una battaglia in salita», ha proseguito Kozak.
L’articolo completo verrà pubblicato su ESSECOME 03/2013.
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