Impianti di allarme antifurto

Una delle soluzioni più diffuse per la prevenzione dei furti nelle abitazioni (in azienda, in negozio, nello studio) è oggi l’impianto di allarme antifurto. Secondo l’Enciclopedia Treccani, si tratta di “un impianto o dispositivo, per lo più elettronico, installato in ambienti o su veicoli allo scopo di rilevare e segnalare - mediante avvisi acustici, luminosi e/o comunicazioni inviate a distanza - tentativi di furto o di effrazione”.

Sia che si tratti di un singolo dispositivo che di un insieme di dispositivi, le funzioni fondamentali che l’impianto di allarme deve svolgere sono pertanto tre:

  1. rilevare i tentativi di furto o di effrazione
  2. elaborare l’evento rilevato
  3. segnalare quanto avvenuto

a. rilevare i tentativi di furto o di effrazione

Per rilevare i tentativi di furto o di effrazione (ad esempio alla porta d’ingresso o ad una finestra), vengono utilizzati principalmente due tipi di sensori: perimetrali e volumetrici

I sensori perimetrali sono, in genere, contatti magnetici da applicare ai serramenti per segnalarne l’apertura, oppure sensori di vibrazioni da applicare ai vetri o ai muri per rilevare tentativi di sfondamento.

I sensori volumetrici sono, in genere, dispositivi a microonde, infrarossi, ultrasuoni o a doppia tecnologia (infrarossi + microonda) in grado di percepire la presenza o lo spostamento di persone all’interno di un locale.

Per rilevare tentativi di intrusione di spazi all’esterno dell’edificio (giardini, parcheggi, ecc.) vengono usati appositi sensori che generano barriere di microonde tra un punto e l’altro, in grado di rilevare l’attraversamento da parte di persone di una determinata linea o area. Sono disponibili anche sensori anti scavalcamento e anti taglio di recinzioni

L’azione di rilevamento dei tentativi di furto o di effrazione dei sensori perimetrali e volumetrici può venire integrata da telecamere che entrano in funzione quando si genera un evento, per riprendere la scena e trasmettere a distanza le immagini in diretta (vedi sistemi di videosorveglianza). In caso di elevate esigenze di sicurezza, è possibile utilizzare telecamere che, attraverso applicazioni di analisi video, individuano la presenza di persone anche a lunga distanza, attivando sensori e generando segnalazioni di allarme.

b. elaborare l’evento rilevato

Tutti i sensori che compongono un impianto fanno capo ad una centrale di allarme che elabora le informazioni ricevute e genera avvisi o allarmi quando si verifica un dato evento, in base al programma impostato. L’utilizzatore finale può programmare le funzioni dell’impianto di allarme (inserimenti/disinserimenti totali o parziali, immediati o a tempo) attraverso tastiere e chiavi elettroniche sul posto oppure a distanza mediante smartphone, tablet, pc.

Un impianto di allarme può essere senza fili (wireless) oppure cablato (wired). Nel primo caso, i sensori sono collegati alla centrale di allarme via radio e sono alimentati da batterie (che vanno sostituite nel tempo); nel secondo caso, i sensori sono collegati alla centrale da cavi che consentono anche l’alimentazione elettrica. Vengono realizzati impianti “misti” (formati da sensori senza fini e cablati) quando, per motivi architettonici o estetici, non è possibile utilizzare solo sensori cablati.

c. segnalare quanto avvenuto

Quando si verifica un evento identificato come pericoloso (p.e. l’apertura della porta d’ingresso o l’attraversamento di una stanza quando la casa è disabitata) la centrale di allarme genera degli avvisi sul posto (p.e. sirena che suona, luci che si accendono) e/o invia messaggi a distanza via sms, whatsapp o email al proprietario e, se previsto, a istituti di vigilanza.

Tre domande importanti per la tua sicurezza

Il mio è un impianto di allarme o cosa?

Un impianto di allarme antifurto, per essere definito tale, dev'essere realizzato nel rispetto delle norme vigenti relative alla fornitura degli impianti (DM 37/2008) secondo “la regola dell’arte” che, nel caso specifico, è la norma CEI 79.3:2012. Attenzione: se il tuo impianto non rispetta i parametri indicati dalla norma CEI 79.3:2012, non è classificabile come “impianto di allarme antifurto” ma solamente come “impianto di segnalazione”.

A chi mi posso rivolgere per acquistare un buon impianto di allarme?

Ti devi rivolgere a installatori specializzati in impianti di allarme, che utilizzino componenti di qualità e certificati in base alle norme europee della serie EN 50131. Possibilmente, devono essere certificati anche l’azienda e i tecnici in base allo schema IMQ AIR e IMQ AIR VIDEO (vedi) che attesta non solo le competenze tecniche e normative ma anche il profilo penale delle persone che vengono a casa tua: per essere ammessi all’esame di certificazione IMQ, devono infatti esibire un’autocertificazione di assenza di condanne penali per reati predatori e violenza personale.

L’installatore è come un dentista: non ci vai per piacere ma per necessità, affidandoti alla sua professionalità e onestà per avere un efficiente impianto al prezzo giusto, che deve durare negli anni

Cosa devo chiedere al mio installatore e cosa devo fare per essere sicuro nel tempo?

Al tuo installatore devi chiedere prima il preventivo con un progetto sviluppato in base alle indicazioni della Norma CEI 79.3:2012; poi dovrai chiedere la dichiarazione di conformità prevista dal DM 37/2008, che potrai esibire al tuo assicuratore (e che potrai usare in giudizio se in futuro dovessi eventualmente subire un furto conseguente ad un malfunzionamento dell’impianto di allarme). Dovrai chiedere la garanzia e, soprattutto, un contratto di manutenzione al termine della garanzia, che assicuri il funzionamento corretto del tuo impianto di allarme negli anni.

Dato che la sicurezza è la percezione psico-fisica di non essere in pericolo, non si esaurisce ma comincia nel momento in cui compri l’impianto di allarme, per continuare nel tempo. Solo un buon impianto di allarme può diventare un investimento nella tua sicurezza, e non soldi spesi inutilmente

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