Giancarlo Liberatore, una carriera nel segno dell'innovazione

Giancarlo Liberatore si racconta nell’intervista a securindex dopo aver passato le deleghe di Vigilanza Group a fine settembre. Una carriera durata mezzo secolo nell’azienda bresciana puntando costantemente all'innovazione e all'attenzione per le persone.

In occasione del passaggio del testimone della conduzione di Vigilanza Group, ci può riassumere il suo percorso professionale all'interno di questa realtà della vigilanza italiana che lei ha portato a livelli di eccellenza?

Sono entrato in azienda a gennaio del 1974 e in quell’epoca gli istituti di vigilanza operavano in regime di monopolio. La Cooperativa “Vigilanza Notturna e Campestre della Provincia di Brescia” era autorizzata ad operare su tutta la provincia con esclusione del capoluogo, pertanto i servizi venivano svolti principalmente nelle aziende agricole della pianura padana e delle valli.
Da subito ho cominciato a lavorare sulla centralità delle risorse umane, attuando una politica di coinvolgimento diretto del personale e distribuendo una parte degli utili di bilancio in ristorni a tutti i dipendenti soci della Cooperativa.
Successivamente, con il decentramento industriale dalla città verso la provincia, ho costituito una squadra commerciale arrivata nel tempo a circa 20 unità, tutte al femminile, con grande soddisfazione d’immagine e risultati. Su un altro versante, abbiamo avviato la collaborazione commerciale con le ditte di installazione bresciane iniziando il percorso della centralizzazione degli allarmi e, quindi, della così detta "vigilanza elettronica".
Con gli anni di piombo il governo, per far fronte al terrorismo, emanò un decreto per le aziende che producevano armi e/o componenti, obbligandole a dotarsi anche di sistemi di sicurezza elettronici, che dovevano essere collegati ad una centrale operativa autorizzata. Fu in questo contesto che, operando nella provincia più importante per numero di aziende armiere, presi la decisione di non seguire l’acquisizione dei servizi fissi e antirapina, ma di perseguire esclusivamente la promozione e la centralizzazione degli impianti d’allarmi evoluti, oggi a livello nazionale.
A metà degli anni novanta ho costituito la Wolf s.r.l., che si dotò prima in Italia del disposto dall’art. 115 TULPS, (il “mandato senza rappresentanza”). Con questa iniziativa sono stati acquisiti i servizi di centralizzazione e pronto intervento di tutte le agenzie di Banca Intesa a livello nazionale.
Nei primi anni 2000 è stato messo in pratica il concetto di “vigilanza integrata” che si componeva di tre elementi chiave: alta tecnologia impiantistica; gestione centralizzata attiva con Intervento; copertura assicurativa.
La capogruppo, diventata nel frattempo “Vigilanza Group” ha inoltre acquisito il mandato di agente generale di una nota compagnia di assicurazione a livello nazionale, curando e sviluppando coperture specifiche, abbinate ai contratti di vigilanza.
Per concludere. nel 2020 abbiamo creato RVI (Rete Vigilanza Italia), oggi una rete di oltre 30 Istituti di Vigilanza, nella quale a breve entreranno a far parte anche agenzie Investigative e società di servizi sussidiari. Lo scopo è di competere all’acquisizione di servizi che hanno una valenza nazionale, oggi in una sorta di oligopolio di alcune grandi realtà. Questo tipo di struttura, oltre ad avere una capacità e una qualità operativa capillare su tutto il territorio nazionale, darà la possibilità ad ogni singolo istituto di avere una economia di scala, attraverso la negoziazione unica dei fornitori e una formazione uniforme di tutto il personale.

In sintesi, quali sono state le tappe più significative per la crescita dell’azienda?

Dopo aver riassunto il mio percorso professionale che s’intreccia con lo sviluppo dell’azienda, credo sia difficile identificare qual è la tappa più significativa dell’evoluzione. Sicuramente mi piace ricordare la costituzione di Telecentral Spa dell’Aquila, dove abbiamo iniziato tre importanti servizi:
a. Il primo VIASAT, relativo alla radio localizzazione satellitare per i mezzi mobili, con il quale abbiamo gestito per anni, 24 ore su 24, più di 7 milioni di autovetture con circa 50 operatori.
b. Il secondo, intorno all’anno 2000, è il telesoccorso di molte comunità montane d’Abruzzo e successivamente la gestione del Telesalvalavita Beghelli a livello nazionale.
c. Il terzo e più recente è IMC (International Medical Center), società che, attraverso una serie di contratti internazionali con compagnie assicurative, gestisce le richieste di intervento sanitario di turisti che vengono in Italia con una polizza sanitaria privata con la loro compagnia di assicurazione.
Per svolgere questo servizio, Vigilanza Group, ha strutturato presso la sede dell’Aquila una centrale safety con operatori multilingue e acquisito centinaia di convenzioni con medici, specialisti, cliniche private, auto mediche, ecc.

Come vede la situazione attuale del settore e quali potrebbero essere gli sviluppi futuri?

Il settore della sicurezza privata nei prossimi anni occuperà sempre più mercato ma dovrà rinnovarsi più di altri. L’innovazione tecnologica vedrà la security integrata alla safety con analisi video in AI, che andrà a migliorare sia la protezione del cliente che la gestione operativa del fornitore del servizio.
Per quanto sopra, bisogna tener conto della centralità delle persone che devono essere adeguatamente preparate e costantemente aggiornate. Questo tipo di cultura deve radicarsi in tutte le aziende affinché non vengano misurate in base al numero di guardie giurate ma al livello di competenza e di partecipazione dei collaboratori, oltre alle capacità di impiego delle tecnologie evolute.

Nell'ipotesi di una riforma della normativa, sembrano delinearsi due posizioni: una favorevole al ritorno dell'intero comparto dei servizi, anche quelli non armati, sotto il pieno controllo dell'Autorità di PS; l'altra propenderebbe invece per la regolamentazione circoscritta ai servizi di sicurezza sussidiaria. Qual è la sua valutazione in merito?

Rispondo in base alla mia visione personale, che potrebbe non venire condivisa, dicendo sì alla prima posizione! Sì al ritorno del pieno controllo dell’Autorità di P.S. attraverso un percorso di riforma organico che prenda in considerazione tutte le componenti della sorveglianza, vigilanza, controllo, protezione e sicurezza.
Pertanto, pensando a una ipotesi di riforma, bisogna immaginare un progetto di revisione che stravolga la prospettiva di approccio alla materia, che coinvolga in modo organico tutto il comparto dei servizi (istituti, agenzie, risorse umane), confermando deleghe e responsabilità graduali, sulla base di requisiti e competenze, iniziando dai servizi più elementari di controllo e sorveglianza, per arrivare a quelli di sicurezza sussidiaria e complementari, in taluni casi affiancando le funzioni pubbliche nell’esercizio di pubblici poteri.
L’attuale comparto sorveglianza e sicurezza vede ancora al centro del sistema la “guardia particolare giurata” la cui denominazione è di per se antiquata. Se poi si aggiunge la rigidità normativa alla quale deve sottostare insieme all’ istituto da cui dipende, è palese la distanza dalle necessità di professionalità, versatilità e urgenza che oggi il mercato e più in generale la società richiede. In altre parole, bisognerebbe pensare ad un “agente della sicurezza privata” che abbia una formazione di base per entrare nel mondo della sicurezza con previsione di un ulteriore percorso di formazione per acquisire competenze specifiche finalizzate allo svolgimento di una o più attività in uno dei settori, previo superamento e riconoscimento pubblico della capacità tecnica. Naturalmente, ammettendo che ci sia a volontà politica, una simile riforma richiederebbe una-riorganizzazione dell'apparato pubblico di controllo ben difficilmente realizzabile.

 

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