Fusioni nel settore vigilanza: “grande è bello”?

Milano - L’aumento della concentrazione del settore della vigilanza è complessivamente positivo: a queste e altre interessanti conclusioni sono giunti Leonardo Bruzzichesi (Private Equity Parners), Giancarlo Cerchiari (La Patria Bologna), Silverio Davòli (Cross Border), Marco Franzini (Simmons & Simmons), Carlo Lettieri (Cosmopol Avellino) nel corso del talk show “Il ruolo del Private Equity nel futuro della sicurezza privata in Italia”, di cui potrete leggere un approfondimento sul numero di dicembre 2012 di Essecome. Sono numerosi i casi di fusioni annunciate e avvenute: Lince e Sicurpol, Axitea (Sicurglobal e Mediaitalia), Vigilanza città di Cassino e Securitas di Roma. A queste si aggiunge ora la prospettiva di un merger per IVRI.

Il leader del settore cerca soci, parrebbe per questioni finanziarie. Il compartimento si muove quindi verso una maggiore concentrazione: sono davvero soltanto questioni di liquidità o è piuttosto la prospettiva di economie di scala e di superamento delle barriere all’ingresso a spingere verso maggiori soglie dimensionali? Conformarsi alle nuove normative richiede investimenti ingenti: una fusione è un modo per raggiungere la dimensione minima per operare con efficienza nel settore senza disperdere il patrimonio di conoscenza ed esperienza che le strutture partecipanti alla fusione hanno accumulato nel tempo e senza perdere le specificità territoriali che legano gli operatori alle realtà in cui queste esperienze sono maturate. L’ingresso di nuovi capitali può inoltre dare visioni strategiche e strumenti di gestione innovativi rispetto al know-how di cui dispone normalmente il piccolo imprenditore.

 

A cura della Redazione

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