Coraggio e paura, la lezione di Zarifa
Editoriale del direttore
Zarifa Ghafari, 29 anni, è sindaca di Maidan Shahr, capitale della provincia di Wardak a ovest di Kabul, in Afghanistan. Avvocata e imprenditrice, è da sempre in prima linea per i diritti delle donne e, dopo la riconquista del paese da parte dei talebani conclusa il 15 agosto, ha dichiarato ad iNews: “Sono seduta qui ad aspettare che arrivino. Non c'è nessuno che aiuti me o la mia famiglia. Verranno per le persone come me e mi uccideranno. Non posso lasciare la mia famiglia, d’altra parte dove potrei andare?”
Difficile districarsi tra i sentimenti provocati da quanto sta succedendo in questi giorni in Afghanistan. Lo sgomento per la rapidità del crollo della presenza occidentale. La rabbia per l’inutilità del sacrificio di 53 soldati italiani a partire dal 2004. La preoccupazione per la sorte del popolo afghano ma, soprattutto, delle donne afghane. La paura che riprenda la stagione del terrorismo islamista.
Capiremo solo nei prossimi mesi se la Realpolitik che Cina, Russia, Turchia ed Emirati stanno mettendo in campo in questo frangente riuscirà a convincere i talebani al dialogo ed alla tolleranza.
Sarebbe logico, oltre che fortemente auspicabile, che la prospettiva di investimenti in strade, scuole e ospedali in cambio dello sfruttamento dei giacimenti di terre rare di cui l’Afghanistan è ricco, riesca laddove hanno fallito (per l’ennesima volta) i B52 e le truppe di terra.
Se questo comportasse l’uscita dell’area medio-orientale dalla sfera di influenza occidentale (o, per meglio dire, americana) potrebbe essere l’inizio di un nuovo capitolo storico, dove anche l’Europa e l’Italia potrebbero ritagliarsi un ruolo diverso nello scacchiere internazionale.
Nel frattempo, facciamo tesoro della lezione che Zarifa ci manda, sperando in ogni modo che la ragione inizi a prevalere sull’odio e la vendetta per l’incolumità di tutte le persone come lei. Anche per la nostra.