Attacchi agli ATM, le soluzioni di sicurezza integrata di MIB

MIB srl è nata 40 anni fa dalla volontà di una banca privata di esternalizzare integralmente i propri servizi di sicurezza. Da questo spunto iniziale, Giuseppe Fumanelli, owner e presidente dell’azienda, ha iniziato un percorso di R&S di soluzioni innovative relative all’automazione ed alla sicurezza di fasi del ciclo del contante sviluppando oltre 90 brevetti in EU e USA che hanno permesso a MIB di collocarsi ai vertici del mercato europeo. In funzione della sua approfondita conoscenza degli aspetti legati della sicurezza degli Atm, gli abbiamo sottoposto alcune domande sulla situazione attuale.

In un momento di forte recrudescenza degli attacchi predatori agli Atm, cosa dovrebbero fare le banche per difendersi?
La risposta è complessa. Le cause che hanno portato a far crescere questi attacchi agli Atm in Europa sono diverse. Sicuramente, per molti anni le casseforti hanno rappresentato una valida difesa ed il sistema bancario, lo sappiamo, è conservatore ma la situazione odierna richiede un cambio sostanziale di rotta.

E’ evidente che le difese meccaniche e le casseforti non sono più sufficienti a fermare questi attacchi. Come possiamo risolvere il problema?
Senza dubbio, la prima risposta è l’integrazione tra difese attive e passive. Oggi anche i più sofisticati sistemi di allarme predittivi, lo vediamo anche in altri paesi europei, vengono aggirati con metodi sempre più efficaci e veloci. Non è un caso che, stando ai dati riportati da OSSIF, siano invece in controtendenza le banche che hanno sposato la nostra ultima tecnologia che agisce in modo ibrido, passivo capace di macchiare le banconote durante l’esplosione, senza elettronica, e attivo, con opportuni sensori capaci di rilevare l’asportazione del macchinario e tentativi di apertura con mezzi meccanici.
Sappiamo bene che investire per aggiornare un parco Atm obsoleto oppure che verrà dismesso è una scelta che potrebbe apparire inutile ed onerosa ma è anche vero che, in caso di attacco, i danni collaterali sono ben superiori.
Purtroppo la criminalità si evolve molto rapidamente e le banche si muovono con dei meccanismi decisionali articolati che, non sempre, riescono ad anticipare o, almeno, tenere il passo con le nuove esigenze di sicurezza.

Quali sono oggi i vostri interlocutori?
Noi abbiamo iniziato ad esportare le nostre prime soluzioni in Germania 26 anni fa e oggi esportiamo oltre l'80% in Europa. Oltre alla Germania, che è stata il nostro trampolino di lancio,abbiamo esteso la nostra presenza in Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Croazia e Grecia.
I nostri interlocutori sono i security manager delle principali banche europee che, a differenza dell’Italia, abbiamo notato lavorare di norma in team con altre funzioni aziendali. Di conseguenza, possiamo confrontarci anche con figure responsabili della parte organizzativa, potendo in questo modo valutare le soluzioni ai problemi in modo più completo.

A cosa è dovuto il vostro successo all’estero?
Per operare in questi mercati da "italiani" dobbiamo dimostrare di essere capaci ed efficienti.
Siamo sempre stati lontano dalla politica, la nostra forza sono i nostri brevetti.
Quando parliamo di sistemi che invalidano le banconote, l'assenza di false attivazioni è, nei fatti, la nostra forza e la nostra migliore referenza, che rafforza la nostra reputazione.
Sicuramente non è facile mantenere la posizione di mercato ma, se osserviamo la cronologia dei nostri brevetti, possiamo affermare di essere stati capaci di anticipare e di proporre al mercato le necessarie contromisure.
Per fare questo, è necessario “studiare” più dei ladri per realizzare soluzioni e aggiornamenti che, a volte, abbiamo visto essere troppo innovative rispetto alle abitudini consolidate.
Non sempre tutti i security manager le condividono e, a volte, aspettano di vedere cosa fanno i vendor di Atm con il risultato di allungare i tempi a tutto vantaggio della criminalità.
Una cosa è certa: tutti i giorni c'è chi studia come aggirare le difese di un Atm e il nostro compito è di cercare soluzioni che, per loro stessa natura, non siano facili da aggirare. Nel tempo abbiamo avuto sempre ragione.
Per fare un esempio pratico, nelle ultime settimane sono stati portati a temine attacchi con cariche esplosive posizionate in maniera tale da raggiungere le banconote dal lato strada, anche in presenza di rinforzi meccanici e senza entrare in banca. Un salto qualitativo del modo di operare della criminalità che vanifica qualsiasi tipo di difesa passiva dell’Atm e può venire contrastato solo con soluzioni attive che invalidano il bottino.

Può darci qualche ulteriore dettaglio?
Capisco le sue ragioni, ma per motivi di sicurezza non posso aggiungere maggiori dettagli. Posso solamente affermare che la nostra soluzione “Ultimate” è capace di macchiare le banconote anche in presenza di doppie esplosioni.

Quali sono le vostre soluzioni di sicurezza combinata?
Qui entriamo in un terreno dove l’informatica ha una valenza temporale, mentre la nostra soluzione anti black box sfrutta il principio della doppia validazione. Per proteggere il PC dell’ATM, abbiamo realizzato dei connettori sensorizzati in grado di bloccare l’erogazione delle banconote quando sentono un distacco o un movimento su 4 assi.
Anche in questo caso, le banche che hanno adottato questa soluzione non hanno subito danni, anche quando hanno cercato di attaccare l’ATM con un’alimentazione esterna.

Il 15 ottobre stiamo organizzando un evento dedicato a tutti i soggetti coinvolti nel ciclo del contante: “Cash management, innovazione per la sicurezza e sostenibilità del contante”, pensate di partecipare?
Sì, certamente, sarà l’occasione per approfondire tutte le tematiche davanti ad una platea di professionisti, sensibili a questi argomenti.

 

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