Videosorveglianza del MOSE, un progetto da rivedere?

di Luca Girodo, esperto di videosorveglianza, docente di securindex formazione

Negli ultimi tempi si sta assistendo ad un considerevole aumento dell’interesse per la videosorveglianza ed i suoi risultati, grazie in particolare alle piattaforme di informazione ed ai social.
In qualità di tecnico e di formatore in questo ambiente, la cosa mi fa ovviamente molto piacere.
Finalmente, sembra che l’opinione pubblica abbia cambiato il proprio punto di vista in relazione all’idea di “essere sorvegliati”, ovvero che le telecamere abbiano una funzione solamente di controllo ed a scopi sanzionatori.
Pare stia venendo presa in considerazione l’idea che la videosorveglianza abbia anche un ruolo attivo di tutela delle persone e delle cose, grazie soprattutto ai risultati sempre maggiori nella soluzione di atti criminali o vandalici tramite l’utilizzo di immagini - anche se talvolta sono di pessima qualità o perfino al limite della legalità - che ci stanno portando verso un aumento della “coscienza di sicurezza”. Sono inoltre sempre più diffuse e conosciute le applicazioni funzionali delle telecamere in ambito safety, health, antincendio, monitoraggio di processi industriali, impianti civili, sistemi di trasporto eccetera.

Per questo motivo, quando ho visto di recente su LinkedIn le immagini dei monitor di sicurezza utilizzate per il controllo del MOSE di Venezia, onestamente mi è crollato il mondo sotto i piedi! Il grandioso progetto delle dighe iniziato nel 2003 e che oggi sembra finalmente funzionare, ha in realtà un bellissimo impianto di videosorveglianza dotato di tutte le tecnologie più avanzate. Le immagini fanno riferimento ad alcune visualizzazioni delle bocche di porto in notturna dove sono inquadrate le paratie sollevate, in funzione.
Qual è il problema?
La risposta è molto semplice: il progetto ingegneristico italiano più spettacolare e all’avanguardia degli ultimi 20 anni ha un sistema di videosorveglianza dove le parole “progetto” e “avanguardia” non trovano la corretta applicazione, dal momento che la maggior parte delle camere che inquadrano le paratie si trovano a lavorare in controluce, con effetti visivi purtroppo disastrosi, come si può vedere dalle immagini.
Le difficoltà tecniche per la realizzazione di un simile impianto di videosorveglianza sono comprensibili, l’ambiente marino è tra i più ostici per le telecamere, ma è invece incomprensibile, a mio parere, la scelta di posizionarle contro le luci notturne. Sembra quasi che non siano stati presi in considerazione gli elementi basilari di progettazione suggeriti dalle norme tecniche, ma nemmeno il buonsenso...

L’esecuzione di uno studio di fattibilità preliminare, un progetto adeguato ed un’installazione professionale eseguita a regola d’arte avrebbero permesso di ottenere al sistema di videosorveglianza del MOSE i risultati necessari per gli scopi previsti, in linea con il livello complessivo dell’opera invece di fare il giro del web, suscitando commenti negativi e ilarità da parte degli operatori più attenti.
C’è solamente da sperare che non si tratti di una scelta definitiva, che sia ancora una fase di test e che si possano apportare le migliorie necessarie per ottenere un risultato finale ottimale. A meno che lo scopo di questo sistema di videosorveglianza fosse semplicemente il controllo dell’accensione delle luci...
Il MOSE, Venezia e l’Italia meritano sicuramente di più.

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